Fulro – Petra Pertusa: “la grotta del Grano”
La Gola del Furlo, con le sue imponenti pareti rocciose modellate dall’azione erosiva del fiume Candigliano, non è solo un monumento naturale di straordinaria bellezza, ma anche un sito archeologico di primaria importanza. Tra le numerose cavità che punteggiano le pareti, la Grotta del Grano riveste un ruolo particolare, offrendo una finestra sul passato che spazia dalla preistoria al Medioevo.
La Formazione della Gola e la Grotta come Riparo Naturale
La gola si è formata grazie alla potente azione erosiva del fiume Candigliano, che nel corso dei millenni ha scavato il suo corso tra le cime del Monte Pietralata (889 m slm) e del Monte Paganuccio (976 m slm), creando pareti verticali caratterizzate da nicchie d’erosione, tra cui si apre la Grotta del Grano.
Questa grotta, un ampio riparo naturale, ha rappresentato fin dalla preistoria un luogo ideale per l’insediamento umano, grazie alla presenza di acqua, alla posizione strategica in un punto di transito e alla protezione offerta dalla cavità stessa. La sua importanza è legata anche alle attività di transumanza dei pastori verso i passi appenninici, che trovavano qui un comodo riparo.
Gli Scavi Archeologici del 1938: la Preistoria alla Luce
Nel 1938, il professor P. Graziosi dell’Istituto di Paleontologia Umana dell’Università degli Studi di Firenze condusse importanti scavi archeologici all’interno della Grotta del Grano, riportando alla luce un ricco deposito antropozoico. I materiali rinvenuti, oggi conservati presso il Museo Fiorentino di Preistoria, forniscono preziose informazioni sulle antiche frequentazioni del sito.
La maggior parte dei reperti era costituita da ceramiche (frammenti di ciotole, tazze, olle, ecc.), mentre l’industria litica (raschiatoi, grattatoi, schegge, ecc.) e ossea era meno rappresentata. Assenti erano invece oggetti metallici.
La stratificazione archeologica ha permesso di distinguere cinque livelli:
- Tre livelli inferiori: Appartenenti a una fase matura dell’Età del Bronzo Medio (1500-1300 a.C.), sono riconducibili alla Cultura (facies) Appenninica dell’Italia centrale. Questa cultura, caratterizzata da insediamenti prevalentemente in altura e da un’economia basata su agricoltura e pastorizia, ha lasciato tracce significative in diverse regioni dell’Italia peninsulare.
- Due livelli superiori: Databili all’Età del Bronzo Recente (1300-1100 a.C.), sono attribuiti alla Cultura Subappenninica. Questa cultura, successiva alla Appenninica, mostra influssi di culture transalpine e una maggiore complessità sociale.
Il Ritrovamento del Grano e il Periodo Tardoantico
Il nome “Grotta del Grano” deriva da un ritrovamento avvenuto nell’Ottocento durante lavori di riassetto della strada: una grande quantità di grano e altri cereali carbonizzati. Questo ritrovamento è stato attribuito al periodo immediatamente successivo alla guerra greco-gotica (VI secolo d.C.), in particolare a un incendio causato dai Longobardi.
Questo evento è strettamente legato alla storia della Via Flaminia e al controllo strategico del Furlo. Vitige, re dei Goti, aveva fatto costruire un castello a difesa della strada, posizionandolo tra la galleria di Vespasiano (che ne costituiva la porta orientale) e la Grotta del Grano. Il castello, che ospitava militari e le loro famiglie, fu teatro di aspri scontri tra Bizantini e Goti, fino alla sua definitiva distruzione ad opera dei Longobardi nel 571 d.C., durante la loro marcia verso Roma.
Il ritrovamento di granaglie carbonizzate nella grotta trova riscontro in altri ritrovamenti simili avvenuti nella gola, confermando la presenza di attività agricole e la distruzione causata dagli eventi bellici in questo periodo.
Conclusione
La Grotta del Grano rappresenta un importante sito archeologico che testimonia la frequentazione umana della Gola del Furlo per un arco di tempo molto ampio. Dalla preistoria, con le testimonianze delle culture Appenninica e Subappenninica, fino al Medioevo, con le vicende legate alla guerra greco-gotica e alle invasioni longobarde, la grotta ci offre uno spaccato significativo sulla storia di questo territorio e sulla sua importanza strategica lungo la Via Flaminia. La combinazione di evidenze archeologiche e fonti storiche rende questo sito un luogo di grande interesse per la comprensione del nostro passato.
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